Intervista a Daniele Delprato, autore del romanzo “4 minuti e 70 secondi”.
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14/09/2023 | Bookpress
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Daniele Delprato (Bergamo, 1984) è uno scrittore e artista autodidatta; la sua narrativa si distingue per la descrizione spudorata e sincera della realtà, analizzata con atipico sarcasmo, provocando aspramente le convenzioni sociali. Senza peli sulla lingua, pertanto controverso e scomodo, la sua creatività dà vita a soggetti libertini, inclini al vizio e al peccato, con tinte autobiografiche.
«Ci presenti il tuo romanzo d'esordio “4 minuti e 70 secondi”?»
Da appassionato di letteratura ho sempre avuto il sogno nel cassetto di scrivere un romanzo. Durante la stesura, non avendo né conoscenze nel settore né tantomeno raccomandazioni, non sapevo nemmeno se avessi trovato una casa editrice disposta a pubblicarlo, correndo il rischio di sprecare tempo ed energie invano; è stato un processo lungo e tortuoso: il carovita causato dal covid prima e dalla guerra in Ucraina poi ha complicato i miei piani ma alla fine ce l'ho fatta a togliermi questa soddisfazione personale.
«Daniele è uno dei due protagonisti della tua opera, insieme a Tommaso. Quanto di questo personaggio, a parte il nome, è modellato su di te? Nonostante Tommaso sia l'esatto opposto di Daniele, è anche lui un riflesso, seppur più pallido, del suo autore?»
Si tratta di un romanzo semiautobiografico, pertanto miscela realtà ad immaginazione. Detto ciò, invece di trovarmi un alter ego mi sono calato io stesso in prima persona in questo viaggio interiore rifacendomi all'uomo che sono oggi. Al contrario Tommaso, coprotagonista, è ispirato ai miei primi 20 anni. In pratica un continuo scontro e confronto tra ciò che sono stato e ciò che sono diventato, evitando di prendere strade sbagliate. Ovviamente ho esasperato il tutto per rendere la narrazione più credibile e avvincente. Scrivere, al contrario di quanto si pensi, è un sacrificio e non un piacere, tanto più di sera già provato da una giornata di lavoro. Esigevo di farlo divertendomi per trovare continuamente nuovi stimoli.
«Possiamo definire Tommaso il lato oscuro di Daniele: impulsivo, caotico e ribelle laddove l'altro è riflessivo, perfezionista e convenzionale. Come descriveresti più nel dettaglio questo interessante personaggio?»
Come anticipato per Tommaso ho preso spunto dalla mia beata gioventù, ma è anche un ibrido tra diversi elementi che ho frequentato nella mia esistenza. Sebbene da una lettura poco attenta possa sembrare un soggetto assurdo e da evitare, alla fine è più buono di me. La vita mi ha insegnato che le persone libertine e immorali, fedeli a sé stessi e che se ne fregano dei rigidi schemi imposti da questa ambigua società, sono spesso migliori ed hanno tanto da insegnarti, anche se non ne condividi il pensiero. Un soggetto razionale, intelligente e creativo è scomodo al “sistema”. La strada è in discesa per chi non fa niente: resto convinto che la tecnologia moderna, di cui io stesso sono vittima, sia pensata per farci perdere più tempo possibile, ragionando sempre meno. Funziona così anche nella musica: più insignificante è il messaggio che un cantante dà, più viene divulgato, più arriva alla gente ed ecco che riempie gli stadi. Viceversa chi affronta tematiche impegnative e complesse trova ostacoli maggiori e si esibisce tuttalpiù nei palazzetti, di fronte a poche migliaia o addirittura centinaia di persone, fateci caso. Evidentemente gli esseri umani han poca voglia e capacità di riflettere. Dopotutto un certo Schopenhauer disse: “io non ho scritto per gli imbecilli, per questo il mio pubblico è ristretto”.
«Nell'opera affronti diverse tematiche importanti, tra le quali l'abuso di droghe e l'alienazione dal mondo. Quali sono i messaggi che hai voluto trasmettere attraverso la storia da te raccontata?»
La droga è incredibilmente inserita nel tessuto giovanile e non solo: evitare di parlarne non è la soluzione ma parte stessa del problema. Quando una persona si perde è una sconfitta di tutti, non soltanto dei genitori contro cui si fa vigliaccamente presto a puntare il dito. L'alienazione dal mondo, tanto cara a molti artisti, la vivo sulla mia stessa pelle ogni giorno, sebbene mi sforzi di convivere con gli altri mi rendo conto di avere una tolleranza molto bassa nei loro confronti, una lieve forma di disagio sociale: non mi sento parte della massa e cerco di escludermi in ogni maniera possibile. Io sono a mio agio solamente con me stesso, a casa mia, e basta. Non me ne preoccupo in fondo, perché credo che il problema sia loro, e non mio. Mi offenderebbe essere considerato “normale”.
«“4 minuti e 70 secondi” è una storia d'amicizia tra due ragazzi molto diversi tra loro; ciò che li unisce, in primis, è l'amore per l'espressione artistica: Daniele è infatti un poeta e Tommaso un artista visivo. Anche tu spazi dalla scrittura all'arte pittorica: hai in mente in futuro di unire queste due passioni, pubblicando ad esempio una graphic novel?»
Purtroppo il tempo a mia disposizione, avendo un lavoro full time, è davvero limitato e mi viene difficile trovare il tempo per pensare di ripetermi. Il mio traguardo iniziale era di scrivere un romanzo e l'ho raggiunto. A scoraggiarmi è anche l'arretratezza culturale italiana, poche persone sono disposte a supportarti, sebbene il costo dell'opera sia decisamente basso. Alla fine la felicità sta nelle piccole cose: per il mio benessere psicofisico mangio, bevo, dormo, faccio sesso, gioco a calcio, vado al mare o in montagna. Ma un libro lo scrivi per gli altri, altrimenti l'avrei tenuto nel comodino senza pubblicarlo. Non basta il talento, ci vuole coraggio.
«Dalle parole di Daniele: “Scrivo per necessità, oltre al fatto che è l'unica cosa che so fare; è il mio tormento che m'induce a scrivere, mi è indispensabile, e lo faccio nel disperato ma vano tentativo di liberarmene. Sono uno sciacallo, in fondo, delle mie emozioni e di quelle degli altri. Compongo per lo più poesie esistenziali per sentirmi libero, soltanto così posso evadere davvero e svincolarmi, almeno temporaneamente, dal fardello della vita”. Sono gli stessi motivi che ti hanno spinto a scrivere?»
È qualcosa che ti arriva da dentro, che nessuno può insegnarti. Ci sono ovviamente professionisti che ti vengono in soccorso per affinare la tecnica, ma la base è farina del tuo sacco. Sentire di avere questo potenziale e non sfruttarlo sarebbe stato troppo triste: lo dovevo a me stesso. Il risultato è questo romanzo in cui credo tantissimo, aldilà del possibile insuccesso. Per esprimermi necessito di solitudine: mi piace scrivere perché ti basta un foglio e una penna. Meglio di così...
«Sei alla tua prima prova come autore di narrativa. Quali sono gli scrittori che più ti hanno influenzato?»
Ho letto un po' di tutto, ma prevalentemente narrativa russa e americana. Credo che “Resurrezione” di Tolstoj andrebbe imposto ad ogni essere umano, ma il mio scrittore preferito è John Fante, un americano con origini italiane che ha vissuto in miseria, ottenendo successo postumo. Secondo il mio modesto parere nessuno ha scaricato l'inchiostro sulla carta come ha fatto lui. Il mio poeta favorito, invece, è Vincenzo Cardarelli. Artisti anticonformisti appunto, generalmente esclusi dai programmi scolastici nazionali.
Contatti
https://www.instagram.com/daniele.delprato/
http://www.edizionisensoinverso.it/
Link di vendita online
https://www.amazon.it/minuti-70-secondi-Daniele-Delprato/dp/8867935127/ref=mp_s_a_1_1?crid=5HAHSRMHKB6L&keywords=daniele+delprato&qid=1644150315&sprefix=daniele+delprato%2Caps%2C208&sr=8-1
https://www.ibs.it/4-minuti-70-secondi-libro-daniele-delprato/e/9788867935123?gclid=Cj0KCQjw5f2lBhCkARIsAHeTvli-L2tl5q-NSsVZ1YvkbJcBpJE6ObpYoKKjwlrIxwhV2eIvyXrIjW4aAnh9EALw_wcB
«Ci presenti il tuo romanzo d'esordio “4 minuti e 70 secondi”?»
Da appassionato di letteratura ho sempre avuto il sogno nel cassetto di scrivere un romanzo. Durante la stesura, non avendo né conoscenze nel settore né tantomeno raccomandazioni, non sapevo nemmeno se avessi trovato una casa editrice disposta a pubblicarlo, correndo il rischio di sprecare tempo ed energie invano; è stato un processo lungo e tortuoso: il carovita causato dal covid prima e dalla guerra in Ucraina poi ha complicato i miei piani ma alla fine ce l'ho fatta a togliermi questa soddisfazione personale.
«Daniele è uno dei due protagonisti della tua opera, insieme a Tommaso. Quanto di questo personaggio, a parte il nome, è modellato su di te? Nonostante Tommaso sia l'esatto opposto di Daniele, è anche lui un riflesso, seppur più pallido, del suo autore?»
Si tratta di un romanzo semiautobiografico, pertanto miscela realtà ad immaginazione. Detto ciò, invece di trovarmi un alter ego mi sono calato io stesso in prima persona in questo viaggio interiore rifacendomi all'uomo che sono oggi. Al contrario Tommaso, coprotagonista, è ispirato ai miei primi 20 anni. In pratica un continuo scontro e confronto tra ciò che sono stato e ciò che sono diventato, evitando di prendere strade sbagliate. Ovviamente ho esasperato il tutto per rendere la narrazione più credibile e avvincente. Scrivere, al contrario di quanto si pensi, è un sacrificio e non un piacere, tanto più di sera già provato da una giornata di lavoro. Esigevo di farlo divertendomi per trovare continuamente nuovi stimoli.
«Possiamo definire Tommaso il lato oscuro di Daniele: impulsivo, caotico e ribelle laddove l'altro è riflessivo, perfezionista e convenzionale. Come descriveresti più nel dettaglio questo interessante personaggio?»
Come anticipato per Tommaso ho preso spunto dalla mia beata gioventù, ma è anche un ibrido tra diversi elementi che ho frequentato nella mia esistenza. Sebbene da una lettura poco attenta possa sembrare un soggetto assurdo e da evitare, alla fine è più buono di me. La vita mi ha insegnato che le persone libertine e immorali, fedeli a sé stessi e che se ne fregano dei rigidi schemi imposti da questa ambigua società, sono spesso migliori ed hanno tanto da insegnarti, anche se non ne condividi il pensiero. Un soggetto razionale, intelligente e creativo è scomodo al “sistema”. La strada è in discesa per chi non fa niente: resto convinto che la tecnologia moderna, di cui io stesso sono vittima, sia pensata per farci perdere più tempo possibile, ragionando sempre meno. Funziona così anche nella musica: più insignificante è il messaggio che un cantante dà, più viene divulgato, più arriva alla gente ed ecco che riempie gli stadi. Viceversa chi affronta tematiche impegnative e complesse trova ostacoli maggiori e si esibisce tuttalpiù nei palazzetti, di fronte a poche migliaia o addirittura centinaia di persone, fateci caso. Evidentemente gli esseri umani han poca voglia e capacità di riflettere. Dopotutto un certo Schopenhauer disse: “io non ho scritto per gli imbecilli, per questo il mio pubblico è ristretto”.
«Nell'opera affronti diverse tematiche importanti, tra le quali l'abuso di droghe e l'alienazione dal mondo. Quali sono i messaggi che hai voluto trasmettere attraverso la storia da te raccontata?»
La droga è incredibilmente inserita nel tessuto giovanile e non solo: evitare di parlarne non è la soluzione ma parte stessa del problema. Quando una persona si perde è una sconfitta di tutti, non soltanto dei genitori contro cui si fa vigliaccamente presto a puntare il dito. L'alienazione dal mondo, tanto cara a molti artisti, la vivo sulla mia stessa pelle ogni giorno, sebbene mi sforzi di convivere con gli altri mi rendo conto di avere una tolleranza molto bassa nei loro confronti, una lieve forma di disagio sociale: non mi sento parte della massa e cerco di escludermi in ogni maniera possibile. Io sono a mio agio solamente con me stesso, a casa mia, e basta. Non me ne preoccupo in fondo, perché credo che il problema sia loro, e non mio. Mi offenderebbe essere considerato “normale”.
«“4 minuti e 70 secondi” è una storia d'amicizia tra due ragazzi molto diversi tra loro; ciò che li unisce, in primis, è l'amore per l'espressione artistica: Daniele è infatti un poeta e Tommaso un artista visivo. Anche tu spazi dalla scrittura all'arte pittorica: hai in mente in futuro di unire queste due passioni, pubblicando ad esempio una graphic novel?»
Purtroppo il tempo a mia disposizione, avendo un lavoro full time, è davvero limitato e mi viene difficile trovare il tempo per pensare di ripetermi. Il mio traguardo iniziale era di scrivere un romanzo e l'ho raggiunto. A scoraggiarmi è anche l'arretratezza culturale italiana, poche persone sono disposte a supportarti, sebbene il costo dell'opera sia decisamente basso. Alla fine la felicità sta nelle piccole cose: per il mio benessere psicofisico mangio, bevo, dormo, faccio sesso, gioco a calcio, vado al mare o in montagna. Ma un libro lo scrivi per gli altri, altrimenti l'avrei tenuto nel comodino senza pubblicarlo. Non basta il talento, ci vuole coraggio.
«Dalle parole di Daniele: “Scrivo per necessità, oltre al fatto che è l'unica cosa che so fare; è il mio tormento che m'induce a scrivere, mi è indispensabile, e lo faccio nel disperato ma vano tentativo di liberarmene. Sono uno sciacallo, in fondo, delle mie emozioni e di quelle degli altri. Compongo per lo più poesie esistenziali per sentirmi libero, soltanto così posso evadere davvero e svincolarmi, almeno temporaneamente, dal fardello della vita”. Sono gli stessi motivi che ti hanno spinto a scrivere?»
È qualcosa che ti arriva da dentro, che nessuno può insegnarti. Ci sono ovviamente professionisti che ti vengono in soccorso per affinare la tecnica, ma la base è farina del tuo sacco. Sentire di avere questo potenziale e non sfruttarlo sarebbe stato troppo triste: lo dovevo a me stesso. Il risultato è questo romanzo in cui credo tantissimo, aldilà del possibile insuccesso. Per esprimermi necessito di solitudine: mi piace scrivere perché ti basta un foglio e una penna. Meglio di così...
«Sei alla tua prima prova come autore di narrativa. Quali sono gli scrittori che più ti hanno influenzato?»
Ho letto un po' di tutto, ma prevalentemente narrativa russa e americana. Credo che “Resurrezione” di Tolstoj andrebbe imposto ad ogni essere umano, ma il mio scrittore preferito è John Fante, un americano con origini italiane che ha vissuto in miseria, ottenendo successo postumo. Secondo il mio modesto parere nessuno ha scaricato l'inchiostro sulla carta come ha fatto lui. Il mio poeta favorito, invece, è Vincenzo Cardarelli. Artisti anticonformisti appunto, generalmente esclusi dai programmi scolastici nazionali.
Contatti
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